La Strada Racconta

TREDICESIMA TAPPA RADICONDOLI/BELFORTE – POMARANCE

Sulle tracce della Via del Sale

tra la Valle del Diavolo e il Masso delle Fanciulle

 

Da qualunque parte si decida di prenderla, la Via del Sale siconfonde con rigogliose foreste, limpide acque, verdi pascoli e fumarole chesembrano segnalare la presenza del diavolo. Un diavolo però dal volto umano emai ostile nei confronti di chi venga sorpreso a girovagare nel bel territoriodella Valdicecina, la vicina di casa della Valdelsa che, superati paesi diBelforte e Radicondoli, va a sfumarsi lentamente.

La strada che porta a Montecastelli e passa da San Dalmazio èla più facile e mette in luce la diversità funzionale ed estetica delle modernetorri geotermiche rispetto alle antiche torri medievali. Tra queste ultimespicca Rocca Sillana, una inespugnabile fortezza che appare al viaggiatore sudi una impervia altura circondata da fitta boscaglia. Che Sillana sia untermine derivante dal generale romano Silla o da una trasformazione di Sivanus“boscoso” poco importa, tanto rassicurante è la sua vigile sorveglianza dellastrada per molti chilometri. “Dall’alto della Rocca Sillana si vede tutta lavallata. È il tramonto e il cielo si tinge di rosa. Sembra davvero di vederel’anima della Terra dall’alto della sfera delle stelle fisse” (MargheritaHack).

A compensare l’antico, ma sempre con uno sguardo all’animadella Terra, poco lontano appare una delle gigantesche torri di raffreddamentodelle centrali geotermiche che anticipa il paesaggio unico che si troverà nellaValle del diavolo.

L’altra via, più impervia ma molto suggestiva, proponel’immersione nei boschi che ornano antichi borghi come Montingegnoli, il paesefantasma che nel 1833 contava duecentoventi abitanti e oggi ne è rimastoorfano. L’originario aspetto semicircolare e il vuoto d’anime lo rendemisterioso e affascinante al tempo stesso: gli abitanti se ne sono andati ma lemura restano intatte, immobili, in attesa che una sapiente mano intendarestituirgli la vita senza cancellarne la natura.

Ad Anqua, attorno al complesso architettonico progettato dalPeruzzi, vi è vita, così come a Solaio e nelle ville e fattorie disperse neiboschi. Più lontano, immersa nella splendida Riserva naturale Cornate e Fosini,appare alla vista una poderosa fortificazione che si erge su uno sperone diroccia sovrastato dal promontorio del gruppo montuoso delle Cornate diGerfalco.

Il castello di Fosini, come ogni maniero che si rispetti,pare che ospiti ancora il suo fantasma, un certo Ilario Brandani, un espertonegromante evocatore di morti e unico scampato al “morbo oscuro” che colpì laToscana nel 1400. L’ arcana bellezza e il mistero risiedono in questo castelloun tempo posto a guardia delle miniere d’argento. L’ unico problema,considerato tale solo dai pigri, consiste nel fatto che per raggiungerlobisogna deviare dalla strada maestra e fare qualche chilometro non certo di tuttoriposo.

Niente di male però, perché c’è ancora tempo per cercare laVia del Sale che, pur sempre presente, non si fa facilmente riconoscere. A talproposito serve fare una scelta tra due ipotesi entrambe accattivanti e diuguale bellezza. Si può scegliere la via più comoda ma lunga in direzioneCastelnuovo Val di Cecina, oppure optare per la strada sterrata e solitaria cheda San Dalmazio e Rocca Sillana porta fino al Masso delle Fanciulle sul fiumeCecina. “Rigiratela come volete”, dicono a Pomarance, tanto da noi ci dovretepur passare. La strada che porta a Pomarance, passando per Castelnuovo Val diCecina e Larderello, è quella che più di ogni altra consente di conoscere losviluppo avuto dallo sfruttamento della geotermia e il suo rapporto con unterritorio che la considera, a ragione, una risorsa donata dalla natura equindi “ecocompatibile”, come si suol dire.

Per avere una idea di Castelnuovo Val di Cecina, ornato dafolti boschi di castagni e riconoscibile per la sua originale forma a grappolod’uva, basta far ricorso allostorico Repetti che lo descrive come “piantato tra le angustie di due profondicanali, presso la chiave di due opposte valli e all’incrociatura di due diversediramazioni di monti da dove presentasi la scena imponente che vede in undiametro di poche miglia sbuffare dalle viscere della terra mofete, bulicami,solfatare e acque minerali e piriti…”. In effetti, tutta l’areageotermica è una continua sorpresa per gli amanti della bizzarra naturapresente in una valle aspra e misteriosa dove alle foreste si accompagnanovapori, putizze, sorgenti di acqua sulfurea e acque termali sfruttateanticamente dai romani come gli antichi Bagni di San Michele alle Formiche, ole calde acque del “Biolago” di Sasso Pisano con le vicine Terme del Bagnone.

Larderello, appena sotto il borgo medievale di Montecerboli,è la più autentica testimonianza dello sviluppo industriale avvenuto in questoterritorio. Siamo nel cuore della “Valle del Diavolo” dove l’attivitàgeotermica, che potrebbe produrre il 10% dell’energia mondiale, va avanti damilioni di anni. I vapori e l’acqua che ribolle formano un paesaggio unico,lunare, tanto da ispirare Dante Alighieri per immaginare il suo inferno.

I resti dell’Eremo di San Michele alle Formiche, non moltodistanti dalla strada principale, annunciano l’ingresso a Pomarance, lacapitale della geotermia stretta tra due incontaminate riserve naturali:Monterufoli Caselli e Berignone Tatti. Chi fosse di passaggio all’eremo il 29del settembre di ogni anno, in prossimità della festa di San Michele, puòconstatare di persona se sciami di formiche vi si siano ancora radunate oppureabbiano scelto luoghi più ospitali. Pomarance, antico borgo etrusco e medievale,conta tre porte d’ingresso e vari palazzi rinascimentali, tra i quali rivesteparticolare importanza il grande palazzo della famiglia Larderel, industrialilivornesi di origine francese che dettero vita alle attività di sfruttamentodel vapore naturale presente nel territorio.

L’altra via, più breve ma impegnativa, per giungere nellacampagna di Pomarance propone stradine sterrate e paesaggi autentici eparticolarmente suggestivi. Da San Dalmazio si sfiora Rocca Sillana, si toccaLanciaia e si arriva a fondo valle fino a incontrare il fiume Cecina che scorreai piedi della Riserva Naturale di Berignone Tatti. Siamo in riva al “mare deipoveri” con le sue acque cristalline, le cascatelle e i tomboli per farci ilbagno.

Poco lontano dal guado si trova il leggendario “Masso delleFanciulle” posto tra due faraglioni di roccia che creano un profondo laghetto,meta preferita da molti bagnanti che si gettano nelle acque del fiume al paridelle tre contadine che, come vuole la leggenda, vi si immersero per sfuggire aun signorotto che intendeva abusare di loro. Un’altra versione, quella diFranco Porretti, cultore di storia locale, vuole invece che le fanciullefossero in numero di due, due cugine molto belle per la precisione, cheguardavano ogni giorno il gregge intrattenendo con i loro canti pastori epacifici animali del bosco, persino gli uccelli dice il Porretti, fino a quandoun lupo mannaro, invaghitosi di loro, si lasciò guidare dai suoi turpi desiderie cercò di aggredirle. Le due cugine, prese dallo spavento, salirono sul massoe si gettarono in acqua sfuggendo alla bramosia dell’immane belva. Anche oggipare che al mormorio delle acque del Cecina, ansiose di far conoscenza delmare, si uniscano i sussurri e le preghiere delle due caste fanciulle. Siprenda per buona la versione che si vuole ma il tema rimane tristementeattuale. Nel dubbio e per tornar sereni è preferibile fermarsi a riposare sulvicino Masso degli Specchi, dove splende sempre il sole. Il buon pane diMontegemoli con del formaggio locale possono calmare la fame e restituire legiuste energie per continuare il viaggio.