L’itinerario della Via Francigena non coincide esattamente con le antiche strade consolari romane e, nel corso dei secoli, ha subito numerose variazioni determinate dall’intreccio di fattori storici, politici, climatici.
La prima menzione scritta del termine “Francigena” risale all’876 in una pergamena conservata nell’Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata, riferita a un tratto di strada nelle vicinanze di Chiusi, in provincia di Siena. Tuttavia, la prima descrizione dettagliata del percorso risale al 990, quando Sigerico, arcivescovo di Canterbury, annotò le chiese visitate a Roma e delineò con precisione le 79 tappe del suo viaggio di ritorno verso Canterbury, evidenziando i punti di sosta lungo l’itinerario.
Nella Toscana, questo percorso toccava luoghi di grande fascino. Partendo da Luni e attraversando le suggestive Alpi Apuane, passava per Pietrasanta e per Lucca che attraeva numerosi pellegrini provenienti anche da regioni lontane dell’Europa per le sue celebri reliquie. Proseguendo per diverse tappe come Porcari, Altopascio, e Fucecchio con il suo ponte sull’Arno, la Via arrivava a San Genesio (San Miniato) per poi risalire la Valdelsa, passando da San Gimignano, Colle di Val d’Elsa, Castelfiorentino, Certaldo e Poggibonsi prima di raggiungere Siena.
Siena, grazie alla sua posizione sulla Francigena, ebbe uno sviluppo notevole nel Medioevo. Da lì, il percorso seguiva la Valle dell’Arbia verso San Quirico d’Orcia, la Val d’Orcia, poi scollinava in Val di Paglia e scendeva ad Acquapendente. Successivamente, a causa dell’insicurezza della Val di Paglia, i viaggiatori preferivano passare per la Rocca di Radicofani. Il cammino continuava attraverso Bolsena, Montefiascone, Viterbo e altre località, fino ad arrivare a Roma.
Nel 1994 la Via Francigena è stata riconosciuta “Itinerario Culturale Europeo”, ottenendo uno status sovranazionale simile al Cammino di Santiago di Compostela.