di Luca Bonechi
Succede che anche i grandi siano presi da dilemmi apparentemente senza soluzioni: “Non trovo una soluzione al dilemma, la cerco ma non la trovo”, così Primo Levi di fronte al dubbio tra ordine e caos. Anche il ciclista, avendo di fronte due soluzioni ugualmente belle per rimettersi in viaggio verso San Gimignano, è obbligato a fare una scelta per non finire come l’asino di Buridano che, di fronte a due invitanti mucchi di fieno, non seppe scegliere e morì di fame. Nulla da temere però, perché la bici a disposizione condizionerà molto la scelta da prendere. C’è da dire che il percorso su strada è bello e consente di immergersi nel Bosco Tondo e, attraverso il crocevia de Il Castagno, sarà possibile giungere alla Pieve di Cellole, posta a due passi da San Gimignano. Chi possiede una gravel o la montain bike può invece avventurarsi lungo il tracciato per escursionisti della Francigena e prepararsi anche ad affrontare un facile guado.La strada che porta al guado sul torrente dei Casciani è spettacolare e si snoda tra antichi poderi, il centro ippico della Francigena, le vigne e gli storici uliveti. Risalire da Montecarulli fino a Pancole è impegnativo ma di grande suggestione. Il santuario di Maria Santissima Madre della Divina Provvidenza racconta la storia della povera pastorella muta di Pancole alla quale, piangente, fu restituita la parola e riempita la dispensa di pane, da parte di una signora a lei misteriosamente apparsa.Superato il “borgo del miracolo” si incontrano le case di Collemucioli ed infine si giunge alla pieve romanica di Santa Maria Assunta a Cellole con l’annesso Monastero di Bose.La Pieve, quietamente appollaiata sulla collina di fronte a San Gimignano e ben protetta dai cipressi, costituisce il punto in cui le due tracce del viaggio si ritrovano.Patrimonio Mondiale dell’Unesco e resa unica e inconfondibile dalle sue 14 torri tanto da essere conosciuta come la “Manhattan del Medioevo”, San Gimignano è una delle mete più iconiche e frequentate della Toscana. Delle originarie 72 torri, nate per simboleggiare il potere e la ricchezza delle casate benestanti, ne sono rimaste un numero sufficiente per farne un luogo indimenticabile.La Torre Rognosa (la più antica) e la Torre Grossa (la più alta) assieme alle altre, come le torri gemelle dei Salvucci, invitano alla contemplazione verticale che non può far dimenticare lo splendido Duomo, la Cappella di Santa Fina, la piazza della Cisterna e la Chiesa di Sant’Agostino, per citare solo alcune perle poste nel centro storico.Da non perdere i Musei Civici, ospitati all’interno del Palazzo Comunale; qui spicca per magnificenza la Sala Dante, dove nel 1300 il Sommo Poeta tenne una famosa arringa politica e dove campeggia la Maestà di Lippo Memmi.San Gimignano incarna con il suo skyline il boom economico e demografico avuto nel Medioevo per la sua posizione strategica dominante sulla Valdelsa. Città magica, snodo della Francigena e della via Volterrana è stata a lungo al centro di traffici commerciali e famosa per la produzione del vino Vernaccia e dello zafferano. La Vernaccia “cortese e cortigiana”, primo vino DOC d’Italia, fin dal XIII secolo appariva nelle mense di re, papi, ricchi mercanti e poeti tanto da indurre il governo della città a nominare due assaggiatori a garanzia della sua qualità.Stupenda la città e gustosi i prodotti per deliziare ogni tavola, tanto che in ogni sangimignanese si è fatta strada una sorta di orgogliosa appartenenza a una terra benedetta dal Signore. Non è un caso che si possa spesso incontrare in piazza della Cisterna, quasi fosse a perder tempo, uno dei tanti discendenti di Folgore da San Gimignano pronto a raccontare ai turisti di quanto sia più bella San Gimignano di tutto quanto è sorto a valle. Infatti, pare che il Creatore, trovatosi a modellare con arte e perizia le 72 torri della città, prima della pausa di pranzo, abbia dato una bella scrollata alle mani intrise di calce in direzione della sottostante valle così da far nascere, con gli scarti della muratura, le città e i paesi sottostanti e, come si sottolinea con amichevole perfidia, a partire da Poggibonsi. È del tutto scontato che da parte dei poggibonsesi sia pronta una immediata risposta ma di questo ne parleremo più avanti. Sembra che San Gimignano, come vuole una credibile leggenda, è sorta per mano di due esuli romani, seguaci di Catilina e che, qualche secolo dopo, come testimoniano altre fonti, sia stata proprio l’apparizione di una figura celestiale a salvare la città dal saccheggio di Totila, il terribile re dei Goti. Quella provvidenziale figura ha preso poi il nome di San Gimignano. Ma come in ogni luogo del mondo, a San Gimignano hanno vissuto santi ma anche libertini dissacratori di ogni specie. Tra questi ultimi, il fantomatico Folgore da San Gimignano annoverato tra i rimatori comico realistici. Folgore, alla costante ricerca delle fonti gaie della vita, era circondato da un “brigata nobile e cortese” che condivideva con lui le gioie terrene. “A la brigata nobele e cortese/en tutte quelle parte, dove sono/con allegrezza stando, sempre dono/cani, uccelli e denari per ispese”. Di tutt’altro stampo la figura di Santa Fina, la patrona della città. Convinta di aver commesso peccato per aver ricevuto una mela da un cavaliere, la poveretta si rinchiuse in casa per anni a pregare, resistendo anche alle tentazioni del Diavolo. Quando stava per spirare, le campane iniziarono a suonare da sole e le mura della città si cosparsero di violette che anche oggi fioriscono numerose nel mese di marzo. Da parte sua, il Diavolo, o un suo parente stretto, si dilettò, all’insaputa del proprietario, a innalzare una delle tante torri della città rendendola di un aspetto cupo ed esoterico che anche oggi può essere ammirata. È, per l’appunto, la Torre del Diavolo.Difficile ripartire da San Gimignano, vero? È difficile anche decidere quale traccia prendere: direzione Pietrafitta o verso la Riserva Naturale di Castelvecchio? Direzione cantine della Vernaccia e frantoio di San Gimignano o verso la Villa Romana di Aiano?Qualunque sia la scelta, ci si può in ogni caso ritrovare alla fortezza Medicea di Poggibonsi anche per vedere se con gli scarti del Creatore si sia fatto qualcosa di buono.
Apprezzare il bouquet della Vernaccia ricco di note floreali, mandorlo e miele di montagna.
Gustare la crema di pecorino e zafferano.
Ascoltare in una osteria la “corona dei mesi”, il sonetto di Folgore da San Gimignano.
Cercare con lo sguardo la sommità di ognuna delle 14 torri della città.
Toccare con mano i segni lasciati dalle corde utilizzate per attingere l’acqua dalla monumentale vera di pozzo in travertino di piazza della Cisterna.