La Strada Racconta

NONA TAPPA: MONTERIGGIONI

E alfin giungemmo a rimirarla cerchia tonda che di torri si corona

di Luca Bonechi

Vi è una strada “diritta come un fuso” che da Colle di Val d’Elsa porta fino a Monteriggioni. La strada, asfaltata e moderna quanto basta, va evitata per quanto è possibile, perché si perderebbe il gusto dell’avventura. A meno che al fascino delle “allungatoie” si preferiscano le apparenti comode scorciatoie dov’è uso comune destreggiarsi per schivare auto e motori. Le alternative ci sono, eccome, anche se ognuna propone una traccia diversa della ben nota tappa 32 della Francigena, considerata tra le più belle. Se si pensa di seguire la selva di cartelli indicatori (Francigena sud, Francigena nord, variante Francigena, Francigena in bici e, addirittura, Francigena in auto, quest’ultima alquanto discutibile…) si corre il rischio di entrare in uno stato di “ansia da orientamento”. Per potersi ritrovare, consigliamo di scegliere con calma la traccia più consona alla bici di cui ognuno dispone. Del resto, la bellezza e le emozioni stanno di casa ovunque, sia per chi vuole attardarsi a visitare il Sentierelsa, sia per chi adotta la più comoda via in direzione Casole d’Elsa per poi, attraverso Mensanello, ricongiungersi a Strove con gli amanti delle acque.La trasgressione lungo i 4 km del Sentierelsa, cammino che si prende da Ponte di Spugna nell’abitato di Colle, è un omaggio al fiume e alle sue acque color turchese. A due passi dalla città ci si può immergere nella natura e, attraverso un canyon, si arriva al Diborrato, una cascata di 15 metri che forma un ospitale laghetto azzurro. Non di rado si possono incontrare lungo il fiume appassionati di canoa e rafting. E non di rado si può far conoscenza con le cozze d’acqua dolce e con il più raro gambero di fiume. Ma sarà ben difficile trovare i resti di un carro armato che si era inabissato durante la Seconda guerra mondiale. Nessuno a oggi vi è riuscito.Le antiche opere di ingegneria idraulica come “la steccaia”, le “gore” e il “callone reale” si incontrano lungo il percorso e, più avanti, si possono ammirare le “vene” e ciò che rimane dei vecchi molini.Pieve a Elsa, annotata da Sigerico come la mansio “Aelse”, anticipa la visita alle Caldane, antiche terme etrusco-romane. Ma attenti, si guardi bene la mappa e non si faccia a meno di constatare che, ancor prima di Pieve a Elsa, di Quartaia e anche di Mensanello, piccolo borgo lungo il percorso scelto dagli amanti della bici da strada (ma anche dai cultori del vino e dell’olio), riposa in attesa di visite, silenziosa e austera, l’Abbazia di Coneo, un suggestivo monastero vallombrosano del XI secolo in stile romanico pisano e volterrano.Per chi non fosse sazio di arte e luoghi antichi, è consigliabile una deviazione in direzione della necropoli di Dometaia ricca di 40 tombe etrusche di varia tipologia.Ricominciamo da Strove per arrivare presto a Badia a Isola, una delle mete iconiche della Francigena. Il borgo, abitato fin dal IX secolo a.C., offre la suggestiva presenza della chiesa romanica e dei locali monastici dell’antica Abbazia di San Salvatore all’Isola, un tempo, come oggi, dediti a ospitare pellegrini e viaggiatori a piedi e in bici.Monteriggioni si scorge sull’alto della collina e la visione dantesca che paragona i Giganti della Fossa di Cocito alle torri e alla corona di pietra è ancora oggi attuale in quanto niente è mutato: « […] però che, come in su la cerchia tonda Monteriggioni di torri si corona, così la proda che ‘l pozzo circonda torregiavan di mezza la persona li orribili giganti, cui minaccia Giove del cielo ancora quando tona» (Dante Alighieri, Inferno, canto XXXI).Emozionante è la visione del castello di Monteriggioni, costruito dai senesi per difendersi dai fiorentini. La fortezza ha resistito per ben 500 anni grazie alle sue possenti mura, alle 14 imponenti torri, agli utili orti, ai pozzi e alle “carbonaie”, fossati pieni di carbone che venivano incendiati per respingere gli assalti dei nemici. Tutto è rimasto come un tempo, quasi a invitare i visitatori a una lezione di Medioevo per via di un suggestivo percorso didattico quale “Monteriggioni in Arme” e di una celebre rievocazione storica come “Monteriggioni di torri si corona”. Rievocazione storica, quest’ultima, che non può fare a meno di riportare alla memoria il tradimento del capitano Bernardino Zeti che, in cambio di aver salva la vita, tradì Siena e consegnò Monteriggioni ai Medici senza combattere. Ma come avviene in casi di tanta delittuosa codardia, l’immaginaria giustizia funziona a meraviglia tanto che nelle notti di luna piena chi abbia la ventura di affacciarsi al pozzo di piazza Dante Alighieri, può udire il trottare di un cavallo, i lamenti e le urla del capitano Zeti che vaga nei cunicoli senza trovare pace. E vano è ogni suo tentativo di scoprire quel segreto cunicolo che da Monteriggioni porta fino a Siena.

UN’AVVENTURA IN TUTTI I SENSI

Addormentarsi nelle camere che profumano di antico nell’Ospitale di Badia a Isola.

Aver la fortuna di assaggiare un piatto di spaghetti con gambero del fiume Elsa, pomodorini dell’orto, olio d’oliva di Mensanello e peperoncino.

Udire i lamenti del traditore Zeti, affacciati al pozzo di Monteriggioni.

Veder da lontano apparire la meraviglia della “cerchia” di Monteriggioni.

Accarezzare le storiche pietre dell’Abbazia di Coneo.