di Luca Bonechi
Ripartir da Siena non è poi così facile e pare di tornar sui propri passi in direzione della già conosciuta Francigena. Vero è che per raggiunger Roma bisognerebbe volgere a sud per le Crete e la Val d’Orcia, ma noi dobbiamo prendere altre strade per poter incontrare le antiche vie del Sale.Siamo a metà del viaggio e dobbiamo andare ad ovest laddove il paesaggio appare boscoso tanto da pensar di aver la stessa sorte di Dante: “Quando nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai in una selva oscura/ché la diritta via era smarrita. /Ahi quanto a dir qual era è cosa dura/esta selva selvaggia e aspra e forte/che nel pensier rinnova la paura!” Nessuna paura però perché la misteriosa e boscosa Montagnola che ci aspetta non è affatto il luogo del peccato, né vi abitano le 3 belve dantesche e neppur è popolata dalla “perduta gente”.Misterioso e antico massiccio calcareo, la Montagnola, pur aspra e apparentemente scontrosa, durante l’ultima guerra è stata sede di un distaccamento di partigiani, e oggi è il paradiso degli escursionisti a testimoniare, con le sue grotte, gli eremi, i castelli, le pievi e gli antichi poderi, come l’uomo nel tempo vi abbia impresso il segno indelebile del lavoro e del rispetto per la natura creando lo spirito del luogo, il genius loci. I ciclisti possono ora scegliere tra un grande varietà di strade e sentieri per proseguire nel loro viaggio.In primis è d’obbligo cercare il lago che non c’è più. Pian del Lago è ai piedi della Montagnola e, prima della bonifica iniziata dal senese Francesco Bindi Sergardi e completata da Leopoldo I, Granduca di Toscana, ricopriva un’area molto vasta fino a Badia Isola. A memoria dell’opera è visibile una Piramide che segna anche l’inizio del Canale del Granduca, un tunnel di circa 2 km ancora agibile. Poco distante merita una breve deviazione l’Eremo di San Leonardo al Lago. Qualunque sia il tracciato scelto si sale sulla “montagna sacra” a incontrare quiete e bellezza senza fine. Le perle disseminate dalla natura e dall’uomo sono talmente tante che vi è l’imbarazzo della scelta anche se non è possibile scoprirle tutte. La Montagnola, dichiarata sito di Interesse Comunitario, è stata popolata fin dal Neolitico e poi nell’epoca etrusca e romana ma ha conservato un ottimo grado di naturalità e un habitat dove è presente una mirabile biodiversità: rifugio di specie rare di animali quali i rapaci Biancone, il Greppio, lo Sparviero per non parlare dei numerosi cinghiali e caprioli. Una specie di coleotteri, il Leptotyphlus senensis ed il Troglorhynchus latirostris l’hanno scelta come unico luogo per poter vivere. Così come si potuto creare l’ambiente ideale per l’allevamento della cinta senese, la razza suina autoctona di grande pregio.Se la superfice della Montagnola è caratterizzata da boschi di querce, lecci e castagni che ornano le numerose doline e i canyon, il sottosuolo è ricco di ben 70 grotte e del pregiato marmo giallo, il broccatello, impiegato per la costruzione di grandi opere come il Duomo di Firenze, di Siena e la reggia di Caserta.Il patrimonio architettonico presente sulla Montagnola, alla cui formazione ha contribuito la Francigena, è tale da non poterlo descrivere in poche righe tanto da limitarci a indicare le presenze più rilevanti e facilmente raggiungibili dal viaggiatore, lasciando a lui la scelta. Eccone alcune: le Pievi come Ponte allo Spino, Pernina, Molli, Santa Maria e Sebastiano a Marmoraia, San Giovanni Battista a Pievescola. Gli eremi: Lecceto, ancora abitato da suore agostiniane, il già citato eremo di San Leonardo al Lago, i ruderi del Romitorio di Motrano, il romitorio del Cetinale. Le Ville ed i Castelli: Celsa, Palazzo al Piano, Montarrenti, La Suvera e i resti del Castellare. E poi gli etruschi con il tumolo di Mucellena e l’area di Malignano. E, non lontani dal percorso, il mirabile chiostro dell’Abbazia dei monaci Vallombrosani e il ponte percorso da Pia de’ Tolomei nell’ultimo viaggio verso la prigionia in Maremma.Ma l’aspetto che più di ogni altro ha convinto molte persone a trovar casa nella Montagnola è la presenza di una suggestiva architettura contadina che ha formato piccoli e solitari quanto ospitali borghi dove, una volta conosciuti, è facile che venga la voglia di viverci a lungo. Ne citiamo solo alcuni: Tegoia, Scorgiano, Simignano, Ancaiano, luogo natio di Baldassarre Peruzzi, e poi Tonni dove il gioco di parole di un abitante del posto spiega tutto: “se ci tonni non sgombri più”, nel senso che se torni di casa a Tonni non farai più lo sgombero delle tue cose per andartene via.I borghi, i poderi sono tutti identificati con toponimi che guardano alla storia vissuta. Si pensi ad Arnano, Bagnaia o Piscialembita che richiamano la ricchezza di acque della Montagnola che però, a causa della natura calcarea del terreno, si infiltrano nel sottosuolo e riappaiono come sorgenti alla base della Montagnola per formare fiumi come l’Elsa.Difficile non raccontare alfine del Cetinale, la favolosa villa barocca poco distante sa Ancaiano. La Villa, il magnifico “giardino degli agrumi” e il Parco della Tebaide si presentano al ciclista come momenti magici e materia di sosta e contemplazione. La Tebaide è un bosco cinto di mura lungo la strada sterrata che porta al Cetinale. Nel bosco, ricco di cappelle votive, grotte e statue, si sviluppa un cammino di meditazione molto suggestivo segnato dalle orme degli eremiti che vi conducevano una vita ascetica. Il Romitorio, ove gli asceti pregavano e curavano gli ammalati, è raggiungibile con la “scala santa”, lunga 500 metri e con 300 gradini penitenziari in pietra. La scala fu voluta dal cardinale Flavio Chigi, nipote di Papa Alessandro, per espiare la sua colpa di aver ucciso un rivale in amore. Un nipote molto originale quello di Papa Alessandro, se è vero che tra le statue installate nella Tebaide vi fece accomodare anche una bella ragazza in carne e ossa che però cadde per la stanchezza di stare per ore in piedi. In casa Cetinale vizi e virtù facevano ovviamente parte dello stesso menù di famiglia fino al progressivo abbandono di quella meraviglia. Il merito della rinascita del Cetinale si deve, in epoca abbastanza recente, a un bravo fotografo che riprese Lord Edward Richard Lambton, ministro del governo inglese, a letto con una canna tra le labbra e due prostitute a fianco. Tanto fu lo scandalo che il libertino lord fu costretto a mollare la politica, la famiglia e le dimore inglesi per esiliare proprio a Villa Cetinale. Così per il lord iniziò nuova vita, tanto che il Cetinale divenne meta ambita di molte personalità dello spettacolo, della nobiltà e della politica tra i quali il Principe Carlo e Tony Blair. “Non posso dire che abbia mai lavorato”, ha detto più volte il figlio Ned, successore di Lord Edward, ma nonostante tutto la Villa, grazie anche a lui, è tornata a splendere. Della serie: tutto il male non vien per nuocere.
Odorare il profumo degli agrumi del giardino di Villa Cetinale.
Assaggiare i salumi di “cinta senese”
Ascoltare il Magnificat cantato dalle monache agostiniane di Lecceto.
Cercare il fungo porcino tra i castagni della Montagnola.
Accarezzare un elemento di arredamento fatto con il pregiato broccatello