La Strada Racconta

PRIMA TAPPA: DAL PARCO DI SAN ROSSORE A PISA

Le unghie del diavolo nella città delle torri pendenti

di Luca Bonechi

Non sono molti i chilometri che separano il Parco di San Rossore da una delle meraviglie del mondo, la Torre di Pisa, universalmente conosciuta come la Torre Pendente, gioiello dell’architettura romanica.Descriverla potrebbe apparire come un esercizio di pedanteria tanto che conviene riportare in luce storie e leggende che, particolarmente in questa parte dell’arguta toscana, colorano la fantasia del viaggiatore.Parlar di Pisa senza parlar di Livorno è considerata una mancanza tale da consigliare di sedersi a lungo in riva all’Arno a riflettere in cosa possa consistere “l’antagonismo virtuoso” dei toscani.Da quando i Medici si misero in testa di costruire il grande porto di Livorno, l’antica Repubblica Marinara di Pisa, in lento e inesorabile declino fin dalla sconfitta con i genovesi alla Meloria, chiuse tristemente i battenti e la rivalità tra le due belle città prese campo tanto da diventare il simbolo del mordace e ironico antagonismo tra vicini, definito da Freud come “il narcisismo delle piccole differenze”.Pisa fu nei suoi anni di gloria potente capitale del Mediterraneo, con un piede persino a Costantinopoli, e poi divenne fiero baluardo ghibellino. Livorno fu città cosmopolita, crogiolo di etnie e porto franco preferito nel XVI secolo da mercanti e popoli di ogni specie, grazie alle “Leggi Livornine” che garantivano libertà di culto e persino l’annullamento di condanne penali.Pisa e Livorno costituiscono oggi il “sale” dell’arguzia toscana. E se, nel viaggio verso Pisa e poi lungo la via Francigena, si dovesse udire un’invettiva del tipo “meglio un morto in casa che un Pisano all’uscio” di certo ci troveremmo di fronte al livornese pedalante che si rivolge all’amico pisano il quale difficilmente si farà mancare la classica risposta: “le parole le porta via il vento, le biciclette i livornesi”.Ma come distinguere un pisano da un livornese quanto tacciono? Ci sono segni rivelatori: il modo di vestirsi, la diversa gesticolazione e il panino che stanno orgogliosamente addentando sicuri che per il pisano si tratti della “cecina”, e per il livornese del “5 e 5” (quando si chiedevano al tortaio “5 di torta e 5 di pane”, e il 5 stava, negli anni Trenta, per 5 centesimi di lira). Si dà il caso che si tratti dello stesso gustoso panino di farina di ceci, ma guai ad ammetterlo.Su Piazza dei Miracoli in Pisa, con la Cattedrale, il Battistero, il Campo Santo e il celebre Campanile, ogni testo ne descrive le meraviglie e pertanto un utile e curioso passatempo potrebbe consistere nel provare a contare i fori impressi nel marmo posto nella fiancata nord della Cattedrale e conosciuti come le “Unghie del Diavolo”.Ogni volta che verranno contati il risultato sarà diverso. È questo un mistero, la maledizione del demonio che, nel tentativo di distruggere la Cattedrale di cui era fortemente geloso, fu bloccato da un provvidenziale angelo e non riuscì a fare altro che lasciare il segno delle proprie unghie sul marmo.Ma tante sono le curiosità che possono attrarre il viaggiatore non frettoloso. Non molti sanno, ad esempio, che la Torre di Pisa, i cui lavori iniziali furono affidati all’architetto Diotisalvi (un nome e un programma), conta ben sette campane, una per ogni nota musicale. Tra queste vi è la campana del Traditore in quanto nel medioevo suonava in occasione di un’esecuzione per un tradimento, come quello del Conte Ugolino che venne rinchiuso a morire con i suoi familiari nella torre della Fame di Piazza dei Cavalieri. Un atto crudele che spinse addirittura Dante Alighieri, in omaggio alla storica rivalità tra Guelfi e Ghibellini, a scagliare un’invettiva contro la città toscana: “Ahi Pisa, vituperio de le genti”.Ma chi crede che la celebre Torre di Pisa sia l’unica torre pendente della città si sbaglia di grosso, in quanto ve ne sono almeno altre due inclinate che sono facili da raggiungere in quanto poste in prossimità del fiume Arno: la torre della Chiesa di San Nicola e la torre di San Michele degli Scalzi. Lo stesso Mussolini, in un ricorrente esercizio di retorica propagandista, tentò inutilmente di correggere l’inclinazione, convinto che la pendenza costituisse elemento di disdoro per l’orgoglio italico. Ma il risultato fu solo quello di peggiorare la situazione e rendere particolarmente agitato il fantasma di Galileo Galilei che pare ancora oggi si aggiri sconsolato tra la Cattedrale e il Campanile.Si riparte da Pisa ricchi di sapere ma anche con un punto di domanda: perché la Torre di Pisa pende? Forse una risposta si troverà lungo la ciclabile del fiume Serchio, un tempo affluente dell’Arno e conosciuto come Auser che, cambiando il suo corso molte volte, ha formato proprio sotto la torre il terreno alluvionale sulla cui elasticità sono stati piantati i fondamenti della torre. E il buon Serchio aveva i suoi motivi per rendersi autonomo dall’Arno…