di Luca Bonechi
Colle di Val d’Elsa è a un “tiro di schioppo” da Poggibonsi ma il granduca Leopoldo II, per quanto fosse illuminato, nel lontano 1849 la escluse dal tracciato della nuova Ferrovia Centrale Toscana senza una valida motivazione. Così, ai moti di gioia popolare per il varo dello Statuto del Granducato della Toscana non si unì certo la soddisfazione dei colligiani che dovettero attendere l’Italia unita per avere nel 1885 il loro collegamento ferroviario. Un collegamento breve che ebbe un’altrettanta breve vita: 8 chilometri e soli 100 anni di attività del trenino della Valdelsa. Poggibonsi si saluta dalla strada che porta al Convento di San Lucchese e, giunti all’Antico Borgo di San Lorenzo, posto in prossimità del fiume Elsa, si prende la ciclabile realizzata proprio sul sedime della vecchia linea ferroviaria. La città di Colle, com’è comunemente chiamata dai valdelsani, si presenta presto nelle sue diverse forme: Colle Alta e Colle Bassa, Colle città d’arte antica e moderna, Colle medievale e Colle ove l’archeologia industriale connota il suo laborioso passato, ma anche il presente, di “Città della Carta” e ancor più di “Città del Cristallo”, tanto da essere definita la Boemia d’Italia.Un bell’incamminamento in salita, percorribile anche in bici, unisce Colle Bassa a Colle Alta che è forte di un profilo caratterizzato dalle antiche case-torri, come quella del celebre artista Arnolfo di Cambio. Il Baluardo, i musei di Arte Sacra e Archeologico, il Duomo, le chiese e i conventi sono collocati prevalentemente nella parte alta e segnano l’importanza storica della città, snodo fondamentale della Via Francigena.Sia nella parte alta che nella parte bassa, quest’ultima testimone della nascita delle prime industrie della carta e del vetro, vi è la possibilità di far riposare la bicicletta e prender visione di quanto si sia fatto per la riqualificazione urbana della parte antica e di quella industriale, avvalendosi di architetti e artisti che hanno lasciato chiare impronte di arte contemporanea: Jean Nouvel e il suo impianto di risalita, Daniel Buren e piazza Arnolfo, Tadashi Kawamata e il cancello in legno di Porta Nuova, Marco Magni e la Colonna di Luce posta nel foyer del Teatro del Popolo e molti altri, come la Banca di Giovanni Michelucci.Il Museo del Cristallo racchiude infine la storia dell’eccellenza colligiana e la possibilità di conoscere da vicino l’arte della soffiatura. “Ci sono più soffioni a Colle che a Larderello” si sussurra orgogliosamente nelle botteghe e negli opifici di una città ove si produce il 95% degli oggetti di cristallo italiani. Quali siano i motivi del perché questo territorio abbia dato origine a un’altissima concentrazione di cristallerie, cartiere, ferriere e molini è presto detto: i colligiani coltivano da sempre la “cultura dell’ingegno” e al resto ci ha pensato il fiume Elsa con le sue acque che scorrono fin dentro la città bassa. Un ingegnoso sistema idraulico molto antico, si dice risalente al X secolo ma sicuramente oggetto di numerosi interventi a opera di Ferdinando I dei Medici, si mostra ancora nella sua utile bellezza con le millenarie gore e i piccoli canali di convogliamento delle acque. Due importanti opere che sono ancora visibili percorrendo il Sentierelsa in direzione Monteriggioni sono la Steccaia e il Callone dei Medici, ma di questo parleremo più avanti. Ora conviene rimaner per un po’ in città e raccontare dell’importanza idrica e militare del Torrione, la grande cisterna d’acqua che troneggia all’ingresso di Colle Alta. Oppure portare a memoria la figura di Carlo Lorenzini, in arte Collodi, che trovò sicura ispirazione per il celebre libro nella “costa”, e nell’antica fonte medievale chiamata all’epoca “del Pinocchio”. La incontrava ogni giorno questa fonte, nel recarsi a scuola. Ma di fontane e novelle Colle è piena. Provate a chiedere del Cinci e fatevi raccontare la storia della fontana maledetta e di Lorenzo Masson, padre ricco e malvagio che, avendo avuto una figlia della quale si vergognava, fece costruire una stanza sotto la fontana di piazza Arnolfo e ve la rinchiuse assieme alla balia. Nel 1915 un soldato, avvicinatosi alla fontana, sentì dei lamenti e scoperchiata la botola trovò la povera ragazza morente. Giustizia fu fatta sol per merito del fantasma della sfortunata che per anni tormentò il padre degenere. E il Masson fu infine costretto ad abbandonare Colle.Ma la storia che più di ogni altra viene ricordata è quella della battaglia di Colle dove la guelfa Firenze sconfisse definitivamente la ghibellina Siena, prendendosi la rivincita dalla disfatta di Monteaperti.Dante Alighieri racconta nella Divina Commedia l’incontro con Sapia, la gentildonna senese, zia di Provenzan Salvani, capo di parte ghibellina. La donna si trova tra gli invidiosi in Purgatorio e viene descritta con gli occhi ben cuciti dal fil di ferro, ormai rassegnata a espiar la colpa di aver pregato per la sconfitta dei concittadini senesi: “Eran li cittadini miei presso a Colle/in campo giunti co’ loro avversari/ed io pregava Dio di quel ch’ei volle/Rotti fur quivi e volti sugli amari/passi di fuga, e veggendo la caccia/letizia presi ad ogni altra dispari”. E poi, forse stanca di vestire panni stinti e pungenti, stremata di trovar sostegno solo negli spenti corpi dei compagni di sventura, tormentata dal duplice dolore per non vedere realizzato il male altrui e per averlo commesso, riconosce che “…Savia non fui, avvegna che Sapia/fossi chiamata, e fui delli altrui danni/più lieta assai che di ventura mia” (Dante Alighieri – Purgatorio, canto XIII).A Colle le strade dei ciclisti possono divergersi a seconda della bici che ognuno ha a disposizione ma un “salto” al Sentierelsa è obbligatorio, e farlo a piedi può anche essere una buona idea.
Imbattersi nell’appuntamento di Colgirandola con “Odori e sapori del Borgo”.
Assaggiare il pecorino stagionato in foglie di noce.
Ascoltare dal Cinci la vera storia della fontana maledetta.
Cercare in Colle Alta l’insolita “Fontana che Sorride”.
Accarezzare un pregiato e inconfondibile bicchiere di cristallorecante la scritta “con 24 di piombo”